Come leggiamo nell’articolo “Rischi ChatGPT: anche i cybercriminali la stanno usando” del Sole 24 Ore (che vi invito a leggere nella sua versione integrale per maggiori dettagli), esperti di sicurezza informatica segnalano l’utilizzo del bot di intelligenza artificiale ChatGpt di OpenAI da parte di cybercriminali per la scrittura di codice malevolo come malware e phishing. I ricercatori di Check Point Research hanno individuato almeno tre casi in cui i cybercriminali hanno utilizzato ChatGpt per scopi malevoli, come la creazione di software “stealer” e la crittografia di dati. In uno dei casi segnalati, un criminale informatico ha utilizzato ChatGpt per creare un marketplace del Dark Web per lo scambio di dati di conti bancari e carte di pagamento rubati, strumenti malware, droghe e munizioni. Nonostante l’aiuto che ChatGpt possa fornire nella scrittura di codice, gli esperti avvertono che l’utilizzo di strumenti di questo tipo per scopi illegali è un reato. Paolo Dal Checco, noto informatico forense, consiglia di formulare le domande in modo corretto per ottenere un buon codice, e di evitare di richiedere direttamente la scrittura di ransomware.