Nell’articolo “Anche l’intelligenza artificiale sfrutta i lavoratori: lo scempio silenzioso che nessuno racconta” scopriamo che l’intelligenza artificiale è un problema per il mondo del lavoro perché molti lavoratori perderanno il loro lavoro a causa di essa, ma anche che oggi l’intelligenza artificiale sfrutta pesantemente i lavoratori, anche se questo è spesso tenuto nascosto. Il caso di chat GPT è un esempio emblematico di come l’etichettatura dei contenuti e il filtraggio dei contenuti siano demandati a dipendenti sottopagati che lavorano in Kenya, Uganda e India. Questi lavoratori sono pagati pochissimo per un lavoro massacrante, spesso su testi raccapriccianti, e vivono in condizioni molto precarie e difficili. Quindi, anche se in futuro l’intelligenza artificiale farà perdere tanti posti di lavoro, l’attuale efficienza dell’intelligenza artificiale non è nient’altro che una mano di vernice bianca data ad un atroce sfruttamento. Il lavoro e la povertà stanno diventando, infatti, un problema sempre più grande e scarsamente considerato, infatti in Italia, come nel resto del mondo, ci sono sacche di povertà e disperazione assolutamente ignorate. (1)
(1) Sintesi ottenuta con l’ausilio di Chat GPT