Nell’articolo “È guerra: i doppiatori italiani contro le voci dell’intelligenza artificiale” leggiamo che i doppiatori italiani sono in sciopero fino al 7 marzo, ma potrebbe essere a oltranza se non ci sono risposte concrete alle loro richieste. In Italia ci sono più di 1.500 doppiatori professionisti, 50 società specializzate e un fatturato di oltre 100 milioni di euro all’anno, e i doppiatori chiedono il rinnovo del contratto collettivo, una regolamentazione dei ritmi di lavoro e il riconoscimento della loro professionalità.
Le piattaforme di streaming come Netflix, Amazon Prime Video, Apple Tv, Now e Disney+ hanno portato a un aumento delle produzioni audiovisive, rendendo i ritmi di lavoro insostenibili, e visto che l’85% degli spettatori italiani preferisce il doppiaggio alla versione originale sottotitolata, il carico di lavoro per il doppiaggio sta assumendo ritmi insostenibili. L’Intelligenza Artificiale rappresenta, in tal senso, un pericolo per i doppiatori, che rischiano di perdere i loro diritti a favore di compagnie di AI che utilizzano la loro voce in produzioni digitali. Secondo Rodolfo Bianchi, presidente di ADID, i doppiatori sono costretti a firmare contratti che concedono i diritti di utilizzo delle loro voci a compagnie di intelligenza artificiale, dando loro la possibilità di riprodurre le voci di attori stranieri famosi, come Julia Roberts e Leonardo Di Caprio, proprio attraverso la tecnologia digitale. Questo processo può portare alla manipolazione vocale-facciale e alla creazione di voci senza corpo, e in alcuni casi più estremi, l’Intelligenza Artificiale è stata utilizzata addirittura per “risuscitare” attori già defunti, come è accaduto per esempio con Peter Cushing e Carrie Fisher nei sequel di Star Wars.