Nell’intervista riportata dall’articolo “ChatGPT, il bigino dei tempi moderni. Emanuele Berger, Decs: «Alla scuola il compito di insegnare a usarlo bene»” il Direttore della Divisione della scuola e coordinatore del Decs riflette sull’intelligenza artificiale di ChatGPT e sul suo possibile utilizzo nella scuola. Secondo lui, la tecnologia non è in sé un male, ma può essere usata in modo poco virtuoso e poco democratico per la disinformazione e la manipolazione. Berger ritiene che sia importante educare alla conoscenza della tecnologia e all’uso consapevole di essa, includendo l’intelligenza artificiale nei temi e nei concetti trattati a scuola durante le lezioni. L’integrazione di ChatGPT nella didattica potrebbe favorire un uso consapevole e critico da parte degli allievi. Anche se si è d’accordo sulla necessità di sviluppare il senso critico degli studenti, si ritiene necessario stabilire dei confini all’uso di ChatGPT per prevenire la falsificazione di verità e risultati scolastici. Berger afferma che la promozione del “principio educativo” universale e indipendente, secondo cui si va a scuola per imparare e non per performare e riuscire nelle verifiche, dovrebbe essere promossa. Un’educazione alla correttezza passa dalla consapevolezza che le “scorciatoie” non servono a imparare. La scuola non dovrebbe allontanarsi dal mondo tecnologico in cui vivono gli allievi, ma confrontarli con i cambiamenti e supportarli nell’affrontarli con curiosità e spirito critico.
Se l’argomento è di vostro interesse, vi invito a leggere l’intervista integrale nell’articolo linkato sopra, ma anche l’altra intervista al Prof. Luca Gambardella, che sottolinea come Chat-GPT in realtà non sia in grado di “ragionare” e che, di conseguenza, il senso critico dell’uomo rimane fondamentale