Mi sono imbattuto in un interessante articolo intitolato “ChatGPT. Il punto di vista del diavolo”, di cui vi propongo una sintesi(1) invitandovi però a leggere la versione integrale, perché merita: l’articolo inizia con una conversazione nella quale il collega dell’autore chiede al programma di intelligenza artificiale ChatGPT di spiegare l’Inferno di Dante dal punto di vista del Diavolo. L’articolo descrive poi la struttura dell’Inferno di Dante e come essa funge da monito per coloro che sono tentati di cedere al comportamento peccaminoso, ma nel momento in cui è il diavolo stesso a parlarne, la prospettiva si capovolge in modo sorprendente. L’autore procede poi a discutere di ChatGPT e di come esso funziona, notando che si tratta solo di un algoritmo che utilizza testi disponibili su internet e strutture sintattiche per generare risposte, chiedendosi quindi se l’uso della “scrittura artificiale” abbia una connotazione positiva, negativa o neutra, soprattutto alla luce della storia della scrittura e della sua evoluzione dall’antichità ai giorni nostri. L’autore osserva poi che la comparsa di ChatGPT potrebbe portare alla fine del tradizionale saggio scolastico e suggerisce come gli studenti possano apprendere dall’uso della punteggiatura da parte del chatbot. Infine, l’autore sottolinea l’importanza dell’emotività umana nel processo di apprendimento e di scrittura.

(1) sintesi parzialmente ottenuta con l’ausilio di Chat GPT