Ricordo una vecchia barzelletta in cui il cameriere chiedeva al cliente “Come ha trovato la bistecca?”, e il cliente gli rispondeva “Mah, cercando in mezzo alle foglie dell’insalata”.
Ecco, per quanto riguarda l’informazione online siamo più o meno allo stesso punto, perché riuscire a trovare qualcosa di utile o realmente ‘informativo’ e a leggerlo in mezzo al marasma di inserzioni pubblicitarie e contenuti inutili (se non fastidiosi) è diventata una vera impresa, tanto su computer quanto, ancora di più se si cerca di farlo da smartphone.
Sarà che ormai ho una certa età e il grado di sopportazione (o pazienza) cala progressivamente col passare del tempo, sarà che su desktop uso una connessione WiMax e non la fibra, e che su smartphone ho i giga ‘contati’, ma se devo ‘pagare’ il prezzo dell’informazione con il tempo impiegato a chiudere dei video che si aprono a pieno schermo e partono in automatico o a cercare il testo che mi interessa in un mare di elementi di testo e grafica praticamente inutili, preferisco leggermi un buon libro e limitare, selezionando spietatamente, le altre fonti di informazione quotidiane.
Ma andiamo per gradi, e proviamo a vedere a cosa si è ridotta l’informazione su Web a causa della crociata “del gratis”, di cui ho già avuto modo di parlare ampiamente in un precedente articolo dedicato, appunto, al concetto dei contenuti gratuiti e al valore dell’informazione.
Fra sensazionalismi, notizie shock, gossip e finti ‘contenuti correlati’
Basta aprire la home page di un qualsiasi quotidiano nazionale, soprattutto in giornate come queste, oscurate da eventi sanguinosi come incidenti e stragi, per notare come la vecchia espressione “sbatti il mostro in prima pagina” sia quanto mai attuale.
Ma del resto è una vera e propria guerra, quella che si consuma fra i siti Web nel tentativo di catturare l’attenzione del pubblico e mantenerlo sulla pagina principale o sulle pagine interne, anche perché il famigerato ‘bounce rate’ è sempre dietro l’angolo e rischia di penalizzare chi non riesce a trattenere il pubblico sul proprio sito e si vede retrocedere nei risultati delle ricerche di Google. Una guerra senza esclusione di colpi, dove di fianco alle foto o al video shock della decapitazione o dell’attentato è facile trovare la notizia dell’ennesima donna trucidata, del giovane o della giovane (se non del bambino o della bambina) tragicamente morti in un incidente o vittime di violenze sociali o familiari. A tutto ciò si aggiunge la marea di ‘inserti’ legati al gossip, che trasformano anche le pagine di un quotidiano in quelle di un rotocalco, o peggio.
Infine, mentre in passato una notizia era seguita o affiancata dai cosiddetti ‘contenuti correlati’, questi hanno ormai ceduto il posto a mosaici di nefandezze che di correlato non hanno un tubo ma nascondono, quasi sempre, vere e proprie pubblicità maldestramente camuffate da notizie eclatanti (chi naviga nei siti di notizie sa di cosa parlo).
L’invasione dei ‘cloni’ e il ‘bufalismo’ imperante
Come se non bastasse l’overdose di contenuti cui veniamo sottoposti dai principali quotidiani online e siti di notizie più gettonati, si assiste a un fiorire di inutili portali creati per rilanciare, spesso in maniera poco professionale se non addirittura dilettantistica, le notizie dei primi, nel tentativo di accaparrarsi una fetta di visibilità sul Web e nei social e guadagnare qualcosina con la pubblicità come fanno ‘i grandi’.
A questa massa informe di siti pseudo-giornalistici si affiancano quelli che mescolano le bufale alle notizie vere, oppure si dedicano prevalentemente alle prime pur di conquistare l’attenzione, causando il rilancio spesso involontario (e tragicomico) di tali contenuti sui social da parte di ignari frequentatori di questi ultimi, convinti di aver segnalato un contenuto eclatante e di catturare, a loro volta, l’attenzione e i ‘like’ dei propri conoscenti, parenti e amici. (Nella gallery, un esempio degli innumerevoli risultati per la ricerca dell’importantissima scoperta su “A cosa serve davvero la parte blu della gomma?”, si noti l’affollamento di siti di notizie ‘clone’)
Il contenuto? Soffocato dalla pubblicità
Così come in TV (che non guardo da anni, per fortuna, se non sporadicamente e in modo mirato, in streaming) ci si è assuefatti alle “pubblicità interrotte dall’informazione”, così sul Web diventa ormai sempre più arduo riuscire a individuare e leggere il contenuto vero e proprio, che spesso viene inizialmente coperto in modo integrale da un video ad avvio automatico (gradevolissimo se navighi coi giga ‘contati’) e dove il pulsante di chiusura è sicuramente meno evidenziato del micidiale conto alla rovescia che ti dice quanto dovrai aspettare prima di leggere quello che ti interessava.
Una volta che riesci a individuare il contenuto, in mezzo ai banner e agli altri video che lo circondano fin quasi a soffocarlo (senza esagerare direi che le pubblicità occupano il 75% della pagina, orma), devi essere fortunato se non si tratta di uno dei micidiali contenuti ‘a scorrimento’ che dovrai visionare a spezzoni, passando da una pagina all’altra, affinché ti sia somministrata un’ulteriore overdose letale di pubblicità (vedi foto di esempio).
La soluzione? Eliminare il superfluo!
Nel tempo ho imparato a dotarmi di una serie di un vero e proprio armamento atto a scongiurare queste piaghe, tanto sullo smartphone quanto sul computer, e rendere giustizia al contenuto riportandolo al suo splendore originale dopo una spietata ‘potatura’ di tutto quanto lo soffocava e penalizzava. Voglio, quindi, condividere con voi alcune di queste soluzioni, sperando che vi aiutino a recuperare il vostro tempo, la vostra attenzione e i vostri giga e dedicarli alla visione e alla lettura (comoda) di ciò che realmente vi interessa.
Si tratta di estensioni per il browser, che su smartphone vengono proposte come vere e proprie app, e il loro utilizzo congiunto riesce ad alleggerire e a rendere veramente fruibili i contenuti eliminando tutto il resto.
Cominciamo da Ghostery, una piccola ma potente estensione per i browser principali (Chrome e Firefox, ma non solo) che, bloccando i famigerati ‘cookie’, oltre a impedire il tracciamento e la ‘profilazione’ che un sito esegue mentre navigate al suo interno, elimina automaticamente molte delle pubblicità derivanti dai cookie stessi e da altri tipi di codice automatizzato. Sullo smartphone Ghostery è disponibile come app (anche per iOS) che si trasforma in un browser alternativo, svolgendo altrettanto egregiamente il suo lavoro.
Una volta attivato Ghostery, noterete già i risultati (vedere le immagini di esempio), ma avete la possibilità di rendere ancora più ‘leggibile’ il vostro agognato contenuto usando un’estensione come Readability (anch’essa disponibile per browser come Chrome e Firefox, ma anche come app per Android e iOS). Il compito di Readability è di visualizzare, in una modalità estremamente gradevole e leggibile, unicamente il contenuto principale della pagina, eliminando tutto il resto, tanto in modalità immediata quanto salvandolo per una lettura successiva. Un equivalente di Readability è Pocket, anch’esso disponibile per browser come Chrome e Firefox e come app per Android e iOS, in quest’ultimo caso con la possibilità di ‘inviare’ all’app il contenuto e leggerlo al suo interno, taggandolo eventualmente con etichette che ne rendano facile l’individuazione anche se si ha la tendenza a collezionare moltissime informazioni nel tempo.
Cominciamo dalle ricerche?
Naturalmente potete ‘eliminare il superfluo’ e ridurre le profilazioni e altri ‘abusi’ digitali utilizzando motori di ricerca alternativi a Google, come il famigerato DuckDuckGo, che oltre a non visualizzare i risultati a pagamento che infestano spesso le pagine di Google con risultati non necessariamente pertinenti fa uso di meccanismi orientati a fornire proprio le informazioni più utili alla ricerca condotta.
Potete anche configurare DuckDuckGo come motore di ricerca principale, utilizzando le istruzioni che vengono fornite dal servizio stesso, in modo da poterlo testare e capire se può rappresentare un’alternativa più rispettosa per la privacy e focalizzata sui risultati pertinenti.
La domanda inevitabile…
Qualcuno si starà chiedendo, a questo punto, cosa succede se tutti ‘censuriamo’ la pubblicità visto che i siti tutto sommato vivono di quella, e ci pagano il lavoro necessario per offrire gratuitamente i contenuti sul Web.
Per il sottoscritto, che ha lavorato per decenni in campo editoriale quando i contenuti si pagavano e avevano quindi un valore, l’esplosione del gratis e la svalutazione delle competenze e del tempo di chi vive della propria scrittura come di qualsiasi altra attività professionale, una domanda del genere ha poco senso.
Per chi, invece, è cresciuto in mezzo all’information overload e con l’idea che tutto debba essere gratuito se è digitale, posso dire che in fondo sarà sempre una minoranza a utilizzare gli strumenti appena descritti, quindi non c’è da preoccuparsi. A meno che, ovviamente, il disagio e il fastidio che sempre più persone stanno provando di fronte a quest’ignobile invasione di contenuti inutili e indesiderati non cresca fino a raggiungere la cosiddetta ‘massa critica’. Quando quel giorno arriverà, forse, il contenuto degno di tale nome e chi lo produce forse ritroveranno il valore che gli spetta.